Il Musée des Arts Asiatiques, che sembra galleggiare sulle acque del lago del Parc Phoenix a Nizza, si distingue per la bellezza e la pulizia delle sue linee architettoniche prima ancora che ne si sia varcata la soglia.
Un cilindro su cui si innestano dei cubi, ognuno dei quali incarna una particolare cultura orientale: Cina, Giappone, Sud-est asiatico e India. Al primo piano la rotonda centrale è dedicata alla sfera spirituale del buddhismo, mentre il piano interrato è dedicato alla sfera più semplice dell’ambiente familiare: vi si trovano mobili, tessuti e gioielli.
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L’architettura del Musée des arts asiatiques
La pianta del museo si basa su due forme geometriche fondamentali della tradizione giapponese: il quadrato, simbolo della terra e il cerchio, simbolo del cielo. L’architetto che l’ha progettato Kenzo Tange (1913-2005) è una delle grandi figure dell’architettura giapponese del dopoguerra. Fortemente influenzato da Le Corbusier, si ispirò anche all’architettura tradizionale giapponese, cercando di combinare concetti tradizionali e modernità.
“Nella mia mente questo museo è un gioiello color neve che brilla nell’azzurro del Mediterraneo. È un cigno che galleggia su un lago tranquillo in mezzo a una vegetazione lussureggiante” (Kenzo Tange)
L’estetica architettonica del museo si basa sul contrasto tra forme solide e pareti trasparenti. Il marmo bianco che ricopre le pareti del museo gli conferisce un aspetto di robustezza, mentre i pannelli di vetro gli regalano leggerezza. Questi volumi sono nettamente separati da aperture lineari, dando l’impressione che l’architettura giochi con le leggi della gravità.
La collezione del Musée des Arts Asiatiques
Basata su una selezione di opere emblematiche che evocano lo spirito delle culture asiatiche, la collezione del museo riunisce arte di corte, creazioni religiose, oggetti di uso quotidiano ed espressioni popolari, conciliando generi tradizionalmente dedicati a musei di storia, etnografia e arti decorative, concentrandosi anche su alcune creazioni contemporanee.
Lo spazio dedicato alla Cina
Il colore verde è la nota armoniosa nello spazio dedicato alla Cina. La giada fu il primo materiale ad essere lavorato a partire dal Neolitico e le sue forme, così come le numerose sfumature dei suoi colori, furono utilizzate nei bronzi, nella terracotta invetriata e nel celadon. Notevole l’Albero cosmico o albero dell’immortalità. I rami finemente traforati di questo albero immaginario sono ornati da creature umane fantastiche, come gli Immortali del pantheon taoista, e da animali, oltre che da rappresentazioni di monete del periodo Han, che hanno valso a questo oggetto il nome di “albero delle monete”. Sormontato da un disco che simboleggia il cielo e incastonato in una base a forma di montagna, collega cielo e terra e ha un significato cosmico, come conferma l’orientamento dei quattro rami verso i punti cardinali.
Lo spazio dedicato al Giappone
Vi sono riuniti diversi oggetti che testimoniano un sapere ancestrale di grande raffinatezza. I materiali, perfettamente lavorati, i colori e i motivi contribuiscono alla ricerca di un’armonia tra uso ed estetica.
Al centro della sala spicca l’Armatura di Andô Naoyuki risalente alla metà del XIX secolo. Andô Naoyuki compie in quel periodo 15 anni. È l’erede del feudo di Tanabe ed è destinato a diventare barone. Questa armatura è stata progettata per lui, più precisamente per la cerimonia di passaggio alla maggiore età durante la quale un giovane samurai indossa per la prima volta un copricapo da adulto, insieme all’armatura e alle spade. Al tempo stesso sobriamente funzionale e lussuosa, questa armatura cerimoniale è composta da oltre 3500 scaglie di acciaio e cuoio, laccate e dorate, assemblate da più di 200 metri di treccia di seta.
Lo spazio dedicato all’India
L’arte indiana è soggetta a canoni altamente codificati dai testi e dalla tradizione. Dalla pietra all’avorio, quest’arte evoca rigoglio, grazia, forme piene e sensuali. Qui troviamo La danza cosmica di Ganesh, della seconda metà del X secolo. Varie tradizioni fanno di Ganesh, il dio indiano dall’aspetto di elefante, il figlio del dio Shiva e della sua dea Parvati. Qui le sue otto braccia reggono rispettivamente il tamburo, che evoca il suono primordiale e il ritmo della danza cosmica; il rosario, i cui semi corrispondono alle lettere dell’alfabeto sanscrito; l’ascia, simbolo della forza fisica; la coda e la testa di un serpente; il ravanello nero, di cui gli elefanti sono ghiotti; una ciotola di dolci rotondi, che simboleggiano i semi dell’Universo. L’ultimo braccio fa il gesto della proboscide dell’elefante, un gesto della danza classica indiana.
Arte del Sud-est asiatico
Il Sud-est asiatico è una vasta area geografica situata tra l’India e la Cina. Comprende Birmania, Laos, Thailandia, Vietnam, Malesia, Indonesia e Filippine. Questi Paesi sono stati influenzati dalle civiltà indiana e cinese, sviluppando al contempo le proprie culture uniche. Più che di un fenomeno di assimilazione, si tratta di una questione di ricreazione.
Qui troviamo una statua in pietra arenaria che proviene dalla Cambogia. Rappresenta una divinità, come indica il diadema, un accessorio riservato agli dei e alle dee, probabilmente si tratta del dio indù Vishnu. Quest’opera fu realizzata all’inizio del XII secolo, durante il regno di Suryavarman II. Il suo aspetto iniziale era molto diverso da quello odierno: dipinto con colori vivaci, vestito di broccato, il dio era anche ornato di gioielli, in particolare infilati nei lobi delle orecchie.
Visitate il sito del museo, scoprite il resto della collezione e le esposizioni temporanee e lasciatevi affascinare dalla splendida architettura del museo, dai suoi passaggi e dalle terrazze che dialogano in modo del tutto naturale con le acque del lago del Parc Phoenix.
(Foto di Antonella Fava©)