Il Musée des Beaux-Arts Jules Chéret – Côte à côte

Di Antonella Fava
24 Ago 2023
Musée des Beaux-Arts Jules Chéret

Oggi per Côte à côte andiamo a Nizza al Musée des Beaux-Arts Jules Chéret. lnaugurato nel 1928 nella Villa Kotschoubey-Thomson è anche un bell’esempio di architettura neoclassica del XIX secolo, ma sono soprattutto le sue collezioni, che coprono sei secoli di storia, a farne il pregio. Deve il suo nome all’ampia serie di opere in esso conservate del pittore e cartellonista Jules Chéret, morto a Nizza nel 1932.
Andiamo a scoprire dapprima la storia di questo splendido edificio.

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La villa della principessa

Fu la principessa ucraina Elisabeth Kotchoubey, moglie di un consigliere privato dello zar Alessandro II ad acquistare nel 1878 il terreno di oltre un ettaro alle Baumettes su cui sorge ora il museo e che non si trovava troppo lontano dal quartiere prescelto della grande colonia russa che alla fine dell’800 aveva scelto Nizza come luogo prediletto per sfuggire ai freddi inverni del suolo patrio.
Il 30 maggio 1878 la principessa iniziò a costruire una villa di ispirazione rinascimentale italiana, con una composizione armoniosa basata sui modelli genovesi e michelangioleschi, molto in voga all’epoca. Ma fu James Thomson, un entomologo americano che l’acquistò nel 1883 a darle, con l’aiuto dell’architetto nizzardo Constantin Scala, il suo tocco finale, conferendo alla villa l’attuale aspetto neorinascimentale italiano.
Il palazzo fu allora decorato con affreschi pseudo-pompeiani. Circondato da un grande giardino all’inglese, ospitava sontuosi ricevimenti, concerti e balli a cui erano invitati i più famosi visitatori invernali della Costa Azzurra. James Thomson morì a Nizza in questa villa l’11 dicembre 1897.

Musée des Beaux-Arts

Il Musée des Beaux-Arts

Nel 1925, la città di Nizza acquistò la villa e la trasformò in un museo di belle arti, aperto al pubblico nel 1928 con il nome di Palais des Arts Jules Chéret. Gli interni furono sottoposti a profonde modifiche per rendere più funzionale l’edificio, che non era destinato a essere un museo. Sono quindi scomparsi i soffitti illusionistici, i finti marmi troppo colorati e le numerose colonne, ritenute troppo ingombranti. Tutto questo è però ora oggetto di un progetto di restauro.
Gli spazi sono rimasti gli stessi, in particolare lo scalone d’onore, che è senza dubbio una delle più belle scale Belle Époque della Costa Azzurra.
Il museo deve la sua collezione a una serie di donazioni da parte di collezionisti privati: Félix Ziem, Fanny Trachel, Marie Bashkirtseff, il barone Joseph Vitta, Madame Dufy, Maurice Fenaille, la famiglia Mossa e, più recentemente, i lasciti di Aline Avigdor ed Ethel Messiah e degli amici di Michel de Tarnowsky.

Musée des Beaux-Arts Jules Chéret

La collezione

La visita si svolge su entrambi i piani dell’edificio. All’interno, dopo aver attraversato il patio che un tempo era un giardino d’inverno ornato da un’alta copertura vetrata Belle Époque, il piano terra presenta opere che vanno dai primitivi regionali al Settecento, con un’ampia sala dedicata alla dinastia Van Loo.
Uno scalone monumentale conduce al primo piano, dedicato principalmente a una collezione di sculture e dipinti accademici del XIX secolo. Qui sono rappresentati anche gli impressionisti, i post-impressionisti, i nabis e i fauvisti. I dipinti di questo piano comprendono opere di Alexandre Cabanel, Benjamin Constant, Eugène Boudin, Claude Monet, Alfred Sisley, Edouard Vuillard, Pierre Bonnard, Louis Valtat, Raoul Dufy, Charles Camoin, Kees van Dongen e Marie Laurencin.
Anche la scultura è rappresentata, con opere di Jean-Baptiste Carpeaux, Charles Joseph Lenoir, François Rude e Auguste Rodin.

Rodin Il bacio

Il piano terra

Al piano terra le opere della galleria principale ci immergono nei profumi e nei sogni orientalisti del primo Ottocento, mentre le sale successive sono dedicate al XVIII secolo: la grande sala è dedicata all’importante dinastia dei Vanloo, il cui artista più illustre, Carle, primo pittore del re Luigi XV, nacque a Nizza nel 1705. L’ultima sala sul lato sud presenta opere fiamminghe del XVI e XVII secolo, tra cui le Allegorie della terra e dell’acqua di Jan Brueghel  e Hendrick von Balen.
Il monumentale scalone di marmo conduce alla sala del primo piano, un tempo utilizzata dai musicisti che sedevano nel mezzanino a volta, che fungeva da barriera acustica. 

Musée des Beaux-Arts

Il primo piano

Al primo piano troviamo opere della Scuola di Barbizon e dei realisti. Nella seconda metà del XIX secolo pittori come Camille Corot, Charles-François Daubigny, Jules Dupré, Théodore Rousseau e Narcisse Virgile Diaz de la Peña, solo per citarne alcuni, si fermarono a Barbizon, un piccolo villaggio nella foresta di Fontainebleau, per dipingere la natura in modo realistico ma anche fusionale, sentendola come una continuazione di se stessi. Questi pittori naturalisti, che si affiancano ai realisti che dipingono ritratti e scene di vita quotidiana sono i precursori, insieme al movimento impressionista, dell’ondata moderna che attraversa l’Europa nel XIX secolo.

Raoul Dufy

Gustave-Adolphe Mossa, Jules Cheret, Raoul Dufy 

Tre delle collezioni più importanti del museo si riferiscono a tre artisti vissuti nello stesso periodo, ma con espressioni molto diverse.
Gustave-Adolphe Mossa (1883-1971), esposto nella sala sud, ci porta direttamente nel mondo fantastico del simbolismo. Un’altra sala completamente rinnovata nel luglio 2012 è dedicata poi a Jules Cheret (1836-1932), le cui opere sono state donate al museo da Maurice Fenaille e dal barone Vitta. Inventore del manifesto moderno, che gli procurò una solida reputazione, è nei pastelli che Chéret diede il meglio di sé come pittore, utilizzando brillantemente i colori in tavolozze contrastanti.
Infine con gli oli di Raoul Dufy (1877 – 1953) entriamo nella modernità, passando dalle prime sperimentazioni fauviste e cubiste per arrivare alle sue opere mature.
Il museo presenta anche importanti opere di arte sacra, quali la Presentazione del Cristo in croce del Bronzino (1540) e pale d’altare primitive regionali, nonché arti del lontano oriente, con dipinti a inchiostro e colore su seta del XVII e XVIII secolo.

 

(Foto di Antonella Fava©)

 

 

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